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venerdì 28 marzo 2025

Imparare ad essere figli e fratelli


4a domenica di Quaresima (C)
Giosuè 5,9a.10-12 • Salmo 33 • 2 Corinzi 5,17-21 • Luca 15,1-3.11-32
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Dio ama stare dalla parte di chi è emarginato, non solo dalla comunità degli uomini, ma anche da se stesso perché peccatore. E chi non lo è? "Chi è senza peccato, scagli per primo la pietra…", dirà Gesù (cf. Gv 8,7).
E davanti alle mormorazioni dei farisei e degli scribi che avevano da ridire perché Gesù "accoglie i peccatori e mangia con loro", Gesù a loro, che si ritenevano giusti ed osservanti della Legge, racconta la parabola del padre e dei due figli (cf. Lc 15,1-13.11-12).
Abbiamo davanti a noi la scena di un padre, che sconvolge tutto il nostro modo di rapportarci con Dio, e due figli, uno scapestrato e l'altro ragazzo per bene.
Nessuno dei due figli ha capito il padre, ed è in ciascuno dei due che anche noi possiamo identificarci.
Il figlio più giovane, chiedendo "la parte di patrimonio che gli spetta", di fatto uccide già da vivo il padre.
Il figlio maggiore rifiuta di entrare in casa con un padre che potremmo definire "capriccioso", che ama le feste e fa preferenza tra i suoi figli.
Il padre invece è accoglienza pura, misericordia estrema, è uno che si compromette fino in fondo. Col figlio scapestrato, quando lo vede la lontano (quindi lo sta aspettando), "ha compassione, gli corre incontro, gli si getta al colle e lo bacia". Ed è festa! Col figlio che ha sempre obbedito, che è uno pieno di invidia e crede che a lui spettino tutte queste manifestazioni di festa, e non vuole entrare in casa. Ma il padre esce a supplicarlo.
Il Padre esce dal suo Paradiso e scende, nel Figlio, a supplicarci di entrare in casa. In quella casa dove si fa festa, non perché si è "bravi", osservanti, ma perché si è riconciliati, perché da morti siamo ritornati in vita e da persi ad essere ritrovati.
È dal Padre che impariamo ad essere figli, nel Figlio Gesù formando con Lui un solo corpo.
Seguendo Gesù e vivendo il suo vangelo, possiamo, con l'auto dello Spirito, imparare ad "essere misericordiosi come il Padre è misericordioso" (Lc 6,36). Impariamo ad essere figli e ad essere fratelli.
Non sono le nostre opere che ci salvano, ma è l'amore del Padre che nel dono del Figlio, per mezzo dello Spirito, è stato riversato nei nostri cuori.

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Vedi anche: Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza): Era perduto ed è stato ritrovato (Lc 15,32) (vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Si alzò e tornò da suo padre (Lc 15,20) - (27/03/2022)
(vai al testo)
 Suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro (Lc 15,20) - (31/03/2019)
(vai al testo)
 E cominciarono a far festa (Lc 15,24) - (06/03/2016)
(vai al testo)
  l Padre lo vide, ebbe compassione e gli corse incontro (Lc 15,20) - (10/03/2013)
( vai al testo…)
 Era perduto ed è stato ritrovato (Lc 15,24) - (12/03/2010) (vai al post "L'abbraccio della riconciliazione")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La gioia piena di figli riconciliati (25/03/2022)
  Essere "figlio"... più forte di ogni cosa (29/03/2019)
  Le intime fibre del cuore del Padre (04/03/2016)
  La gioia di essere perdonati ed accolti (08/03/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 3.2025)
  di Antonio Savone (VP 3.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2019)
  di Luigi Vari (VP 2.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 2.2010)
  di Enzo Bianchi

(Immagine: L'abbraccio del Padre, G. Trevisan, La Domenica 30 marzo 2025)

venerdì 21 marzo 2025

Lasciarsi scavare e concimare


3a domenica di Quaresima (C)
Esodo 3,1-8a.13-15 • Salmo 102 • 1 Corinzi 10,1-6.10-12 • Luca 13,1-9
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Nel nostro cammino quaresimale la liturgia di questa domenica ci invita a scoprire sempre di più l'urgenza di una conversione che dia uno slancio decisivo alla nostra vita. Scoprire i segni della presenza di Dio nella nostra vita, al di là dei nostri errori, dei nostri peccati.
Il Signore Gesù è venuto per rivelarci il vero volto del Padre, che è misericordia e vuole la salvezza di tutti. Non è un giudice spietato che ripaga secondo le nostre colpe, come la religiosità del tempo di Gesù (e per certi versi anche la nostra) vorrebbe farci intendere.
I fatti di cronaca raccontati nel brano evangelico proposto (cf. Lc 13,1-19) non ci indicano il castigo per colpe commesse, quanto piuttosto l'invito alla conversione. Se non ci convertiamo, "periremo tutti allo stesso modo", direbbe Gesù. Se la nostra conversione non è sincera, se la nostra vita, le nostre scelte non sono secondo Dio, non possiamo capire perché certe situazioni, anche dolorose, accadono. Non certo perché il Signore ci voglia ripagare per le nostre azioni non buone. Invece è Lui che si china su di noi per esserci accanto, insegnarci la pazienza dell'agricoltore.
La storia è fatta di intrecci di eventi e di situazioni, di incontri e di sorprese che scandiscono la lotta tra la vita e la morte, tra il bene e il male. In questo percorso, tra montagne da scalere e valli da esplorare, non siamo soli: il Signore è con noi.
"Ho osservato la miseria del mio popolo in Egitto - dice Dio a Mosè - e ho udito il suo grido… Sono sceso per liberarlo…" (cf. Es 3,7-8; I lettura). Sì, Dio, in Gesù, è sceso nella fragilità della nostra vita, nella nostra miseria, nella nostra morte. Gesù è quel contadino che supplica il padrone della vigna di aspettare ancora perché il fico porti frutto. È Lui che zapperà attorno e metterà il concime perché porti frutto per l'avvenire, perché possiamo dare il meglio di noi stessi. Tuttavia ci è dato un tempo, e questo non è indefinito. È l'urgenza della conversione. Occorre impegnarsi.
L'immagine del fico della parabola rimanda al dono della Legge (il fico è simbolo della Torah), che è pedagogia che apre alla vita donata da Gesù. Occorre che l'osservanza dei precetti sia accompagnata sempre dalla misericordia, che è il "concime" per portare frutto. Diversamente la Legge senza l'amore, la carità, è la vera causa della morte. La Legge senza la carità è morta, è sterile, priva di vita.
Allora se vogliamo cogliere l'invito ad essere piante che danno frutto, occorre lasciarsi scavare attorno e lasciarsi concimare dalla fecondità della Parola e dei Sacramenti che ci vengono offerti per vivere bene il tempo che ci è dato.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vedremo se porterà frutti per l’avvenire; se no, lo taglierai (Lc 12,9)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3) - (24/03/2019)
(vai al testo…)
 Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3) - (24/03/2019)
(vai al testo…)
 Se non vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo (Lc 12,3) - (28/02/2016)
(vai al testo)
 Venne nella sua vigna a cercarvi frutti (Lc 13,6) - (03/03/2013)
( vai al testo…)
 Venne nella sua vigna a cercarvi frutti (Lc 13,6) - (05/03/2010)
(vai al post "I nostri frutti")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  La pazienza di Dio non si logora nell'attesa (18/03/2022)
  Conversione, ragione di vita (22/03/2019)
  La pazienza di Dio non si logora nell'attesa (18/03/2022)
  Gesù per primo si è impegnato per me (26/02/2016)
  Frutti di conversione (01/03/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 3.2025)
  di Antonio Savone (VP 3.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2019)
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 2.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: Lascialo ancora… Zapperò perché porti frutto, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2019)

venerdì 14 marzo 2025

Essere pienamente se stessi


2a domenica di Quaresima (C)
Genesi 15,5-12.17-18 • Salmo 26 • Filippesi 3,17-4,1 • Luca 9,28b-36
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In questa seconda domenica del nostro cammino quaresimale, che ci porta a vivere il mistero di morte e di risurrezione di Gesù, siamo introdotti nell'esperienza della trasfigurazione, anticipo della nostra vita futura, quale cittadini del cielo dove aspettiamo che il Signore trasformi il nostro misero corpo mortale nel suo corpo glorioso (cf. Fil 3,20; II lettura).
L'esperienza sul monte è un'esperienza di unione con Dio, di una preghiera che ci fa fare l'esperienza di Dio. Gesù, con i suoi tre discepoli più intimi, Pietro, Giacomo e Giovanni, "sale sul monte a pregare"; nella preghiera il volto di Gesù cambia aspetto, diviene "altro". È l'esperienza dell'unione col Padre.
Forse alle volte noi intendiamo la preghiera come una occupazione che ci tiene fuori dal mondo. No, ci trasforma, ci fa essere "altri", come Gesù. Ma, come è per Gesù, solo nel momento della preghiera. Poi noi ritorniamo noi stessi, come Gesù che "restò solo". Cioè restò se stesso, restò solo Gesù. Lui è l'eletto per essere l'uomo nuovo in tutta la sua umanità. È la sua carne ciò che il Padre gli ha preparato, perché anche la nostra umanità fosse assunta pienamente nella sua.
È "Gesù solo" che si sta preparando al suo "esodo", al passaggio dal monte Tabor al monte Calvario, nella Pasqua.
La voce del Padre nella nube che avvolge i tre, e quindi tutti noi, ci dice chiaramente: "Questi è il Figlio mio, l'eletto: ascoltatelo!" (Lc 9,36").
Sì, ascoltare quel Gesù che si presenta a noi nella sua umanità è seguirlo per la sua stessa strada, dove "il discepolo non è da più del suo Maestro".
Potremmo dire anche noi che "è bello" essere con Gesù nella visione, ma occorre, per sperimentare pienamente quella dimensione divinizzante, scendere dal monte, e comprendere nel "silenzio" della nostra esistenza personale e con gli altri il senso profondo della Pasqua; accettare pienamente la nostra condizione umana per dimostrare in modo vero di essere fedeli a Gesù, seguendolo nella nuda realtà del suo essere umano.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Questi è il Figlio mio, l'eletto; ascoltatelo! (Lc 9,35)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Salì sul monte a pregare (Lc 9,28) - (13/03/2022)
(vai al testo…)
 Questi è il Figlio mio, l’eletto; ascoltatelo (Lc 9,35) - (17/03/2019)
(vai al testo…)
 Maestro, è bello per noi essere qui (Lc 9,33) - (21/02/2016)
(vai al testo)
 Mentre Gesù pregava il suo volto cambiò di aspetto (Lc 9,29) - (24/02/2013)
( vai al testo…)
 È il Figlio mio, ascoltatelo! (Lc 4,8) - (26/02/2010)
(vai al post "Ascoltarlo e seguirlo")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
  Vedere il volto di Dio nel volto del Figlio (11/03/2022)
  L'esperienza fondamentale della preghiera (15/03/2019)
  Ascoltare e scoprirci "figli" (19/02/2016)
  Una fede consolidata (22/02/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 3.2025)
  di Antonio Savone (VP 3.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2019)
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 1.2013)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Immagine: La tentazione del pane, G. Trevisan, La Domenica 16 marzo 2025)

venerdì 7 marzo 2025

La Parola, sulla bocca e nel cuore


1a domenica di Quaresima (C)
Deuteronomio 26,4-10 • Salmo 90 • Romani 10,8-13 • Luca 4,1-13
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

La prima domenica di Quaresima è sempre caratterizzata dal racconto evangelico delle tentazioni di Gesù nel deserto. In quest'anno "C", secondo Luca (cf. Lc 4,1-13).
Il figlio di Dio, che ha assunto la nostra carne mortale, ha sperimentato tutto di noi, tranne il peccato: la nostra fragilità, le nostre paure, le nostre tentazioni.
All'inizio di questo cammino quaresimale focalizzo l'attenzione su un aspetto particolare, su una Parola: "Il Signore, Dio tuo, adorerai" (Lc 4,8). È puntare la bussola della nostra vita su un punto preciso, essenziale, imprescindibile: Dio solo! Allora viene da chiederci: Dio è al primo posto nelle scelte della nostra vita? Le tentazioni, stigmatizzate nel racconto evangelico nel piacere, nel possedere e nel potere, non fanno altro che porre l'attenzione su noi stessi. Un piacere che è soddisfazione immediata dei nostri bisogni senza ponderazione facendo leva sulla nostra fragilità; un possedere che fa leva sulle cose materiali per controllare cose e persino persone; il potere che è un sentirsi superiori agli altri da prendere il posto di Dio.
È mettere se stessi al primo posto, quel posto che nella nostra vita e in quella degli altri spetta a Dio. Lui ci ha creati per sé, perché fossimo testimonianza dell'amore che è l'essenza divina della Trinità.
Le tentazioni nel deserto, luogo di solitudine e di morte, esprimono la nostra condizione umana e la nostra possibilità di scelta. Dio tuttavia è sempre presente e ci è sempre accanto. Gesù stesso, pieno di Spirito Santo, è condotto nel deserto ed essere tentato.
Il Signore dona se stesso nella sua Parola. La discriminante delle tentazioni raccontare ruotano tutte attorno alla Parola di Dio. Ed è importante capire che la stessa Scrittura può essere utilizzata per il bene o manipolata per il male. Il diavolo conosce la Scrittura e la usa per i suoi fini e ne abusa perché ha lo sguardo concentrato su se stesso e gli altri servono per i suoi interessi.
Ora invece la Parola può veramente diventare forza nella nostra vita se abbiamo sempre il cuore rivolto alla Fonte e gli orecchi attenti ad ascoltare Colui che la pronuncia. Allora sì che la Parola diventa guida per la nostra vita, "sulla bocca e nel cuore" (cf. Rm 10,8). Una Parola accolta nell'umiltà e nell'ascolto interiore, condivisa nella comunione con i fratelli in modo che diventi non una "privata interpretazione" (cf. 2Pt 1,20), ma eco della Parola di Colui che ha promesso di essere sempre con noi, uniti nel suo nome, nella carità che ci fa figli dell'unico Padre.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il Signore, Dio tuo, adorerai (Lc 4,8)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Per quaranta giorni, tentato da diavolo (Lc 4,1) - (06/03/2022)
(vai al testo)
 Gesù era guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1) - (10/02/2019)
(vai al testo)
 Non di solo pane vivrà l'uomo (Lc 4,4) - (14/02/2016)
(vai al testo)
 Gesù era guidato dallo Spirito nel deserto (Lc 4,1) - (17/02/2013)
( vai al testo…)
 Il Signore, Dio tuo, adorerai (Lc 4,8) - (19/02/2010)
(vai al post "La preghiera, respiro dell'anima")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  L'ora delle scelte (04/03/2022)
  «Sta scritto» (08/03/2019)
  La vera forza viene dalla fiducia in Dio (12/02/2016)
  Un profondo atto di fede (15/02/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 3.2025)
  di Antonio Savone (VP 3.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2019)
  di Luigi Vari (VP 1.2016)
  di Marinella Perroni (VP 1.2013)
  di Claudio Arletti (VP 1.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Immagine: La tentazione del pane, G. Trevisan, La Domenica 9 marzo 2025)

mercoledì 5 marzo 2025

Nel segreto del cuore


"Ritornate a me con tutto il cuore…", "Laceratevi il cuore e non le vesti" (cf. Gl 2,12.13).
"Il Padre tuo che vede nel segreto…" (cf. Mt 6,4.5.18).
L'invito alla conversione, all'inizio di questa Quaresima, è soprattutto una conversione del cuore, non con manifestazioni esteriori. Il cuore… da dove nascono i nostri propositi di adesione alla volontà del Padre.
"Lacerarsi il cuore" comporta purificarlo da ogni attaccamento che non sia il cuore del Padre. E Lui, nel segreto del nostro cuore, ci riempirà della sua presenza.
Questa Quaresima è un invito ad una unione più profonda con Dio, nel metterlo al primo posto nel mio cuore, senza attaccamenti.
"Nel segreto" il Padre vede… L'invito alla carità, alla preghiera e al digiuno, quali pratiche raccomandate in questo periodo, non sono altro che amare Lui con tutto il cuore, cioè con tutto noi stessi, nel prossimo che incontro, nel mio vivere quotidiano.
Se mi sono fermato su me stesso, ora è il "momento favorevole" per riprendermi e risvegliarmi dal torpore che spesso accompagna le mie giornate.
Ricominciare è un'arte che si impara ogni giorno, ed è l'unica che mi assicura che il mio credere all'amore del Padre è una cosa che veramente interessa e coinvolge la mia vita.
Chiedo di poter "ascoltare la voce del Signore" per non "indurire il mio cuore" (cf. Sal 94), ma allargarlo nella misura del cuore di Gesù, in cui risiede ogni tesoro di grazia.

sabato 1 marzo 2025

Vederci con gli occhi del cuore


Parola di Vita – Marzo 2025
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?» (Lc 6, 41)

Disceso dalla montagna, dopo una notte di preghiera, Gesù sceglie i suoi apostoli. Giunto in un luogo pianeggiante rivolge loro un lungo discorso che inizia con la proclamazione delle Beatitudini.
Nel testo di Luca, a differenza del vangelo di Matteo, esse sono solo quattro e riguardano i poveri, gli affamati, i sofferenti e gli afflitti, con l'aggiunta di altrettanti ammonimenti contro i ricchi, i sazi e gli arroganti [1].
Di questa predilezione di Dio nei confronti degli ultimi, Gesù ne fa la sua missione quando, nella sinagoga di Nazareth [2], afferma di essere pieno dello Spirito del Signore e di portare ai poveri il lieto annuncio, la liberazione ai prigionieri e la libertà agli oppressi.
Gesù continua esortando i discepoli ad amare perfino i nemici [3]; messaggio che trova la sua motivazione ultima nel comportamento del Padre celeste: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6, 36).
Tale affermazione è anche il punto di partenza di quanto segue: «Non giudicate e non sarete giudicati; non condannate e non sarete condannati; perdonate e sarete perdonati» (Lc 6, 37). Poi Gesù ammonisce tramite un'immagine volutamente sproporzionata:

«Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

Gesù conosce veramente il nostro cuore. Quante volte nella vita di ogni giorno facciamo questa triste esperienza: è facile criticare – anche con rigore – in un fratello o in una sorella errori e debolezze senza tenere conto che, così facendo, ci attribuiamo una prerogativa che appartiene a Dio solo.
Il fatto è che per "toglierci la trave" del nostro occhio ci occorre quell'umiltà che nasce dalla consapevolezza di essere peccatori continuamente bisognosi del perdono di Dio. Solo chi ha il coraggio di accorgersi della propria "trave", di ciò di cui ha personalmente bisogno per convertirsi, potrà comprendere senza giudicare, senza esagerare, le fragilità e le debolezze proprie e degli altri.
Tuttavia, Gesù non invita a chiudere gli occhi e a lasciar correre le cose. Lui vuole che i suoi seguaci si aiutino vicendevolmente nel progredire sulla via di una vita nuova. Anche l'apostolo Paolo chiede con insistenza di preoccuparsi degli altri: di correggere gli indisciplinati, di confortare i pusillanimi, di sostenere i deboli, di essere pazienti con tutti [4]. Solo l'amore è capace di un simile servizio.

«Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?».

Come mettere in pratica questa parola di vita? Oltre a quanto già detto, cominciando da questo tempo di Quaresima possiamo chiedere a Gesù d'insegnarci a vedere gli altri come li vede lui, come li vede Dio. E Dio vede con gli occhi del cuore perché il Suo è uno sguardo d'amore. Poi, per aiutarci reciprocamente potremmo ripristinare una pratica che fu determinante per il primo gruppo di ragazze dei Focolari a Trento.
«Agli inizi - così Chiara Lubich ad un gruppo di amici musulmani - non era sempre facile vivere la radicalità dell'amore. […] Anche fra noi, sui nostri rapporti, poteva posarsi la polvere, e l'unità poteva illanguidire. Ciò accadeva, ad esempio, quando ci si accorgeva dei difetti, delle imperfezioni degli altri e li si giudicava, per cui la corrente d'amore scambievole si raffreddava. Per reagire a questa situazione abbiamo pensato un giorno di stringere un patto fra noi e lo abbiamo chiamato "patto di misericordia". Si decise di vedere ogni mattina il prossimo che incontravamo – a casa, a scuola, al lavoro, ecc. – nuovo, non ricordandoci affatto dei suoi difetti ma tutto coprendo con l'amore. […] Era un impegno forte, preso da tutte noi insieme, che aiutava ad essere sempre primi nell'amare, a imitazione di Dio misericordioso, il quale perdona e dimentica» [5].

A cura di Augusto Parody Reyes
e del team della Parola di Vita.


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[1] Cf. Lc 6,20-26.
[2] Cf. Lc 4,16-21.
[3] Cf. Lc 6,27-35
[4] Cf. 1Ts 5,14.
[5] C. Lubich, L'amore al prossimo, Conversazione con gli amici musulmani, Castel Gandolfo, 1° novembre 2002. Cf. C. Lubich, L'Amore reciproco, Città Nuova, Roma 2013, pp. 89-90.

Fonte: https://www.focolaritalia.it
Immagine: Foto di Yan Krukov Pexelsdal, dal sito www.focolare.org


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