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venerdì 25 marzo 2022

La gioia piena di figli riconciliati


4a domenica di Quaresima (C)
Giosuè 5,9a.10-12 • Salmo 33 • 2 Corinzi 5,17-21 • Luca 15,1-3.11-32
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In questa domenica, quarta di Quaresima detta "Laetare", siamo invitai a "rallegrarci", a "sfavillare di gioia" per poter gioire e saziarci al seno delle consolazioni di cui la città santa, Gerusalemme, figura di ogni città dove si sperimenta la presenza di Dio, è portatrice perché siamo usciti dal lutto, dalla tristezza dell'abbandono di Dio causata dai nostri peccati (cf. Antifona d'ingresso: Is 66,10-11). È preludio alla gioia pasquale nella quale il Signore risorto incontra la sua Sposa, la Chiesa, purificata e resa candida dal sangue dello Sposo.
Ci eravamo allontanati, ma ora rientrati in noi stessi, in questo cammino quaresimale segno sacramentale di ogni percorso di conversione, siamo accolti a braccia aperte, come il secondogenito della parabola del vangelo odierno, accolto dal Padre traboccante di misericordia. In Gesù, il Padre accoglie "tutti i pubblicani e i peccatori" assetati della sua Parola (cf. Lc 15,1). È un amore che lascia sempre liberi, che attende sempre il ritorno di chi si è allontanato.
Anche noi, come il figlio minore, rinsaviti dopo aver constatato che la realtà che desideravamo non era come l'avevamo immaginata; anzi, la fame e l'estrema precarietà ci hanno fatto rinsavire: "ho peccato verso il Cielo e davanti a te" tanto da non sentirmi più figlio.
Se l'essere padre è frutto di libertà, l'essere figlio non è frutto di una scelta: non si sceglie né di nascere né da chi. Infatti, l'altro peccato del figlio è proprio questo: pensare che si può anche volere di non essere figlio: non è così. Si è figli comunque e la conversione non consiste tanto nel diventare migliori o più degni per meritare la grazia di Dio. La conversione è accettare Dio come un Padre che ama sempre, con gratuità senza limiti e senza riserve. E questo amore paterno è espresso dalla intima viscerale commozione nel vedere "ancora lontano" il figlio che ritorna; dal correre (atteggiamento non proprio abituale per un orientale) e dal gettarsi al collo, dal "cadergli addosso"; dal baciarlo quale segno del perdono. Dal far festa "per chi era perduto ed è stato ritrovato, per chi era morto ed è tornato in vita" (cf. Lc 15, 24.32).
È la gioia del Padre perché siamo stati riconciliati: nel Figlio Gesù "siamo una nuova creatura; "le cose vecchie sono passate, ne sono nate di nuove", perché Lui, il Figlio, "che non aveva conosciuto peccato, Dio lo fece peccato in nostro favore perché in lui noi potessimo diventare giustizia di Dio" (cf. 2Cor 5,17-21; II lettura).
Tuttavia, dalla parabola ci viene un monito, per tutti (soprattutto per coloro che ritengono di non essersi mai allontanati dalla casa del padre), a non essere come il figlio maggiore, che "si indignò" per il trattamento riservato al fratello scapestrato. Questa ira e questo "non voler entrare in casa" è il contrario della compassione del padre che "esce a pregarlo". Anche lui è figlio ed è anche verso di lui che il padre si muove per primo. Questo primogenito non riconosce più come fratello il figlio minore e considera il padre non più come suo padre e lo tratta come un padrone al cui servizio lavora come schiavo.
Il più grande peccato è non credere all'amore di Dio, ma sentirsi giustificati per il nostro operare.
L'amore del Padre invece è come una luce che squarcia le tenebre della nostra condizione e le dona la gioia piena di figli riconciliati.

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Vedi anche: Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza): Si alzò e tornò da suo padre (Lc 15,20) (vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro (Lc 15,20) - (31/03/2019)
(vai al testo)
 E cominciarono a far festa (Lc 15,24) - (06/03/2016)
(vai al testo)
  l Padre lo vide, ebbe compassione e gli corse incontro (Lc 15,20) - (10/03/2013)
( vai al testo…)
 Era perduto ed è stato ritrovato (Lc 15,24) - (12/03/2010)
(vai al post "L'abbraccio della riconciliazione")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Essere "figlio"... più forte di ogni cosa (29/03/2019)
  Le intime fibre del cuore del Padre (04/03/2016)
  La gioia di essere perdonati ed accolti (08/03/2013)

Commenti alla Parola:
  di Antonio Savone (VP 3.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 3.2019)
  di Luigi Vari (VP 2.2016)
  di Marinella Perroni (VP 2.2013)
  di Claudio Arletti (VP 2.2010)
  di Enzo Bianchi

(Immagine: Gli si gettò al collo, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, marzo 2014)

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