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sabato 19 marzo 2022

Custodi col cuore di Giuseppe


Solennità di San Giuseppe.

Nel rileggere la lettera apostolica Patris Corde di papa Francesco ho trovato molti spunti che mi hanno aiutato a mettere a fuoco aspetti importanti del mio servizio diaconale.
Papa Francesco ha definito il diacono "custode del servizio". Ed è significativo prendere ad esempio il "custode" per eccellenza, san Giuseppe.
Nel rileggere la lettera apostolica mi viene spontaneo riportare (sono i virgolettati) alcuni tratti della spiritualità del servizio, così ben realizzata in Giuseppe, padre di Gesù di Nazaret e sposo della vergine Maria.
Un tratto specifico della spiritualità diaconale è l'accoglienza. "La vita spirituale che Giuseppe mostra - scrive papa Francesco - non è una via che spiega, ma una via che accoglie". Il diacono è appunto colui che sa mettersi al servizio degli altri senza imporsi, testimoniando che l'amore di Dio è un amore che accoglie sempre tutti. Così, "l'accoglienza di Giuseppe ci invita ad accogliere gli altri, senza esclusione, così come sono, riservando una predilezione ai deboli, perché Dio sceglie ciò che è debole".
Non è forse distintivo del diacono essere segno e presenza di questa accoglienza che ci fa sperimentare la tenerezza di Dio? "Gesù ha visto la tenerezza di Dio in Giuseppe: «Come è tenero un padre verso i figli, così il Signore è tenero verso quelli che lo temono» (Sal 103,13). Giuseppe avrà sentito certamente riecheggiare nella sinagoga, durante la preghiera dei Salmi, che il Dio di Israele è un Dio di tenerezza".
Sperimentando questa tenerezza di Dio, comprendiamo che accogliere tutti significa non fare "affidamento solo sulla parte buona e vincente di noi", ma comprendiamo che "la maggior parte dei disegni di Dio si realizzano attraverso e nonostante la nostra debolezza". Per questo, "dobbiamo imparare ad accogliere la nostra debolezza con profonda tenerezza". Sappiamo infatti che ciascuno di noi occupa un posto speciale nel cuore del Padre.
Inoltre, constatando che spesso, sentendoci frustrati ed incompresi nel nostro ministero diaconale, possiamo guardare "san Giuseppe come a colui che non indietreggia di fronte alle difficoltà, ma sa affrontarle con coraggio creativo". Infatti, "sono a volte proprio le difficoltà che tirano fuori da ciascuno di noi risorse che nemmeno pensavamo di avere".
Nella vita di Giuseppe troviamo come "il Cielo interviene fidandosi del coraggio creativo di quest'uomo", nelle varie situazioni in cui si è venuto a trovare, a Betlemme quando Maria sta per partorire e non trovano alloggio o "davanti all'incombente pericolo di Erode che vuole uccidere il Bambino", organizzando nella notte la fuga in Egitto.
Da Giuseppe, poi, impariamo a cogliere la presenza di Dio anche quando "sembra non aiutarci"; "ciò non significa che ci abbia abbandonato, ma che si fida di noi, di quello che possiamo progettare, inventare, trovare".
Solo così, con questa fiducia in cuore il nostro servizio diaconale potrà essere fecondo della fecondità di Dio. Sarà un servizio rivolto soprattutto ai "fratelli più piccoli", presenza reale di Gesù fra noi. "Così ogni bisognoso, ogni povero, ogni sofferente, ogni moribondo, ogni forestiero, ogni carcerato, ogni malato sono il Bambino che Giuseppe continua a custodire".
Con questi sentimenti nell'anima possiamo sperimentare la gioia e la libertà di essere un dono per i fratelli. Infatti, "la logica dell'amore è sempre una logica di libertà, e Giuseppe ha saputo amare in maniera straordinariamente libera. Non ha mai messo se stesso al centro. Ha saputo decentrasi, mettere al centro della sua vita Maria e Gesù".
"La felicità di Giuseppe non è nella logica del sacrificio di sé, ma nel dono di sé. Non si percepisce mai in quest'uomo frustrazione, ma solo fiducia".
Per noi diaconi, che spesso ci lamentiamo di non essere sufficientemente considerati, "san Giuseppe ci ricorsa che tutti coloro che stanno apparentemente nascosti e in 'seconda linea' hanno un protagonismo senza pari nella storia della salvezza".

(Immagine: Icona raffigurante San Giuseppe, dipinta a mano su legno con tecniche bizantine di Liviu Balac)

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