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giovedì 17 marzo 2022

«Non stanchiamoci di fare il bene…» [2]


Riprendo questo cammino quaresimale con la rilettura del Messaggio di papa Francesco, dove siamo invitati, con le parole di san Paolo a "non stancarci di fare il bene" per una mietitura che non ci mancherà (cf. Gal 6,9-10a).

Convertirsi, cambiare mentalità: presupposto per una semina che possa dar frutto a suo tempo. Non è tanto il nostro seminare che è importante, quanto piuttosto essere "collaboratori" del "primo agricoltore" che "è Dio stesso, che con generosità continua a seminare nell'umanità semi di bene". Allora occorre essere in sintonia con Dio, "accogliendo la sua Parola «viva ed efficace»". L' "ascolto assiduo della Parola di Dio fa maturare una pronta docilità al suo agire che rende feconda la nostra vita". Solo la Parola accolta e testimoniata con una concreta vita coerente può cambiare il nostro modo di pensare e, di conseguenza, di agire. È una avventura dalle mille sorprese, non vissuta "come un peso, ma come una grazia con cui il Creatore ci vuole attivamente uniti alla sua feconda magnanimità".
È la Parola che ci purifica, Parola viva ed eterna che ci unisce a Gesù e ci fa entrare nella comunione con il Padre nello Spirito. Ed è in questa comunione trinitaria che potremo sperare in una mietitura abbondante.
Sì, perché se si semina è per raccogliere ciò per cui si è seminato. E da come seminiamo, così raccoglieremo, memori del monito di san Paolo che afferma: «Chi semina scarsamente, scarsamente raccoglierà e chi semina con larghezza, con larghezza raccoglierà»" (2Cor 9,6).
Il primo frutto di questa mietitura comincerà da noi stessi. Io sarò il primo beneficiario di questa semina della Parola, perché non potrò portare ad altri il seme della Parola se prima non avrò riempito il mio cuore di essa, divenendo così vero collaboratore del solo Seminatore che è Dio. Allora i primi frutti di questa nostra accoglienza della Parola si potranno vedere "nelle nostre relazioni quotidiane, anche nei gesti più piccoli di bontà", perché "in Dio nessun atto di amore, per quanto piccolo, e nessuna generosa fatica vanno perduti". Si potrà così constatare la verità evangelica che "l'albero si riconosce dai frutti", perché "servire Dio, liberi dal peccato, fa maturare frutti di santificazione per tutti".
Tuttavia, non possiamo pretendere, egoisticamente, di vedere noi i frutti del nostro operare: li vedremo "solo in piccola parte", perché il vero Seminatore è il Padre, ben sapendo che "uno semina e l'altro miete" (Gv 4,37).
Questo disinteressato "seminare il bene per gli altri ci libera dalle anguste logiche del tornaconto personale e conferisce al nostro agire il respiro ampio della gratuità, inserendoci nel meraviglioso orizzonte dei benevoli disegni di Dio".

Nota: I virgolettati sono tratti dal testo del Messaggio.

(Immagine: Il seme e il seminatore, acquarello di Maria Cavazzini Fortini, luglio 2012)


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