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venerdì 12 dicembre 2025

La gioia dell'attesa



3a domenica di Avvento (A)
Isaia 35,1-6a.8a.10 • Salmo 145 • Giacomo 5,7-10 • Matteo 11,2-11
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto: rallegratevi. Il Signore è vicino" (cf. Fil 4,4.5; Antifona d'ingresso). Siamo invitati non alla tristezza per la nostra solitudine, ma alla gioia per l'attesa di Colui che sta per venire, anzi che viene. Sì, Lui, il Veniente. Noi lo attendiamo con gioia perché le promesse fatte ai nostri padri si realizzano oggi. Tutto il creato è in esultanza perché "Egli viene a salvarci" (cf. Is35,1-6a.8a.10; I lettura). Per questo occorre avere occhi nuovi e orecchi che sappiano ascoltare la voce, foriera della Parola di vita.
Il Signore viene. Noi lo attendiamo. Attendere è diverso da aspettare: chi aspetta un'occasione, una opportunità rischia spesso di rimanere deluso perché sfugge all'attenzione del presente. Perché aspettare è sedersi, accomodarsi. Ed in questa situazione non è possibile gioire. L'attesa invece è fatta di domande, si decentra. Chi attende domanda sinceramente, non pretende di avere ragione.
Anche Giovanni, che è in carcere, chiede, fa domande, nonostante fosse un uomo tenace, testimone della verità. Ed ha dubbi: "Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro? (Mt 11,3). Il Messia preannunciato da Giovanni, colui che ha il mano la scure per tagliare alla radice e la pala per pulire l'aia, che ristabilisce la giustizia con la forza, non è secondo le sue attese.
La risposta di Gesù è la realizzazione delle promesse fatte ai padri (cf. Mt 11,4-5), cioè un Dio che salva non attraverso segni di potenza, ma attraverso il coraggio di una piena solidarietà con gli ultimi e un servizio instancabile alla povertà dell'uomo.
Anche per noi questo è il Messia che attendiamo? Perché il dubbio che ci sia un Dio che permette tutto ciò che sta accadendo nel mondo ci tormenta. Tuttavia è accogliendo questo mistero di un Dio che si prende cura di noi in modo del tutto originale, soffrendo con noi, è l'unica via sulla quale possiamo incontrare il Signore che viene nel nostro mondo. Un mondo segnato dalla sconfitta e dalla sofferenza.
Allora ecco l'invito dell'apostolo Giacomo ad essere costanti nell'attesa, come l'agricoltore attende il frutto della terra, rinfrancando i nostri cuori, senza lamentarci gli uni degli altri (cf. Gc 5,7-10; II lettura).
Chi è allora quel Giovanni che ha dubbi? Una canna sbattuta da vento? Un uomo vestito con abiti di lusso? Un profeta? Lui è più che un profeta, il più grande nato da donna. Tuttavia, dice Gesù, "il più piccolo del regno dei cieli è più grande di lui" (cf. Mt 11,2-11).
Giovanni è grande perché è piccolo. Allora la via indicataci per incontrare il Signore è quella dell'umiltà, dell'umiltà di colui che sa di dover diminuire perché Lui abbia a crescere (cf. Gv 3,30), dove non ci stanno coloro che possiedono la verità, ma quanti ad essa si affidano, disarmati e pieni di fiducia.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Il più piccolo nel regno dei cieli è più grande di lui (Mt 11,11)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Ecco, dinanzi a te io mando il mio messaggero (Mt 11,10) - (11/12/2022)
(vai al testo)
 Sei tu colui che deve venire? (Mt 11,3) - (15/12/2019)
(vai al testo)
 Sei tu colui che deve venire? (Mt 11,3) - (11/12/2016)
(vai al testo)
 Beato è colui che non trova in me motivo di scandalo! (Mt 11,6) - (15/12/2013)
( vai al testo…)
 Siate costanti fino alla venuta del Signore (Gc 5,7) - (12/12/2010)
( vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La perseveranza nell'attesa (09/12/2022)
  Piccoli, ma protagonisti nel Regno (13/12/2019)
  Lo scandalo della misericordia (9/12/2016)
  Il tempo della misericordia (13/12/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 11.2025)
  di Antonio Savone (VP 11.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Gianni Cavagnoli (VP 10.2013)
  di Marinella Perroni (VP 9.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "Andate e riferite a Giovanni…", G. Trevisan, La Domenica 14 dicembre 2025)

domenica 7 dicembre 2025

Maria, una di noi


Immacolata Concezione della B. V. Maria
Genesi 3,9-15.20 • Salmo 97 • Efesini 1,3-6.11-12 • Luca 1,26-38
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

In Cristo il Padre "ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati di fronte a lui nella carità…, predestinandoci a essere lode della sia gloria…" (cf. Ef 1,3-6.11-12; II lettura). Dal Padre noi tutti siamo stati scelti per essere immacolati. In Maria questa promessa si è compiuta già in pienezza. Per noi è un cammino ancora in atto che percorriamo su questa terra.
È un cammino, non la meta. È importante non confondere il cammino con la meta, perché si può correre il rischio di relegare Maria lontano da noi, irraggiungibile. Maria non è la meta, è il cammino. In lei si compie la pienezza dell'umanità qui e ora, non domani. Tuttavia in questo nostro cammino, contemplando la giovinetta di Nazaret, prescelta dalla colpa originale, corriamo il rischio di relegarla in una condizione dove i travagli e le fatiche della vita, del corpo e dell'anima non le appartenessero o per lei fossero indifferenti. No, Maria ha sofferto veramente accanto al Figlio fino all'estremo. Maria, nell'essere preservata dal peccato, ha ricevuto in dono l'opportunità di fare i conti, senza sconto, con la propria umanità.
Noi, di fronte al peccato per la nostra fragilità, proviamo le conseguenze della colpa, dove tentiamo di camuffare la nostra situazione con l'illusione dell'indifferenza o scappare dal dolore della nostra incompiutezza.
A Maria è stato dato in dono di non cedere a questa seduzione ingannevole, pur sperimentando tutto il peso della propria vulnerabilità. Perché anche Maria aveva bisogno di affetto e di stima. Anche lei cercava umana comprensione e desiderava amicizia e reciprocità. E non sempre l'ha ottenuta come desiderava, nemmeno da Gesù. Questo non è peccato, è semplicemente vita vera, concreta. Maria non è stata preservata dalle lotte quotidiane della vita, anzi le ha vissute pienamente.
Il dono che le è stato dato è quello di stare costantemente in relazione con l'Emmanuele, dentro di lei, davanti a lei, attorno a lei.
Maria è una donna piena di umanità, perché piena di Grazia.
Maria ha soprattutto "camminato" nella vita ed è diventata l'Immacolata avendo ricevuto in dono il germe, il seme di una amore totale, che morendo si è trasformato nell'albero della Vita, con frutti abbondanti.
Anche ora dal Cielo continua a camminare con noi indicandoci la Via, il suo Figlio Gesù, che vuole nascere ancora nella nostra vulnerabilissima umanità.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Ecco la serva del Signore (Lc 1,38)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Parola-sintesi a suo tempo pubblicata (breve commento e una testimonianza):
Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio (Lc 1,30)
(vai al testo…) - 8/12/2024)
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…) - 8/12/2023)
Ecco la serva del Signore: avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,38)
(vai al testo…) - 8/12/2022)
Nulla è impossibile a Dio (Lc 1,37)
(vai al testo…) - 8/12/2021)
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…) - 8/12/2020)
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…) - 8/12/2019)
Rallegrati, piena di grazia: il Signore è con te (Lc 1,28)
(vai al testo…)- 8/12/2018)
Avvenga per me secondo la tua parola (Lc 1,35)
(vai al testo…) - 8/12/2016)
Lo Spirito Santo scenderà su di te (Lc 1,35)
(vai al testo…) - 8/12/2015)
Rallegrati, piena di grazia (Lc 1,29)
(vai al testo…) - 8/12/2014)
Rallegrati, piena di grazia (Lc 1,29)
(vai al testo…) - 8/12/2013)

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
Maria, grembo della nuova creazione (6/12/2024)
Il Signore è con te! (7/12/2022)
Il disegno originario del Padre (7/12/2021)
«Hai trovato grazia presso Dio» (6/12/2020)
Entriamo nella scia di Maria (6/12/2019)
L'Immacolata Concezione: la festa del cuore nuovo (7/12/2018)
Maria Immacolata: trasparenza vera nel dialogo con Dio (7/12/2017)
In Maria si congiunge il Cielo e la Terra (7/12/2016)
Dio ci chiama ad aprirci alla gioia (6/12/2015)
Resi immacolati dalla carità (6/12/2014)
Maria, il nostro "dover essere" (6/12/2013)
Il sogno di Dio (6/12/2012)

Riamando ad altri post sulla Solennità odierna, a suo tempo pubblicati:
Madre di Dio (7/12/2010)
Maria, Fiore dell'umanità (8/12/2009)
Immacolati nella carità (7/12/2008)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 11.2025)
  di Goffredo Boselli (VP 11.2024)
  di Goffredo Boselli (VP 11.2023)
  di Antonio Savone (VP 11.2022)
  di Antonio Savone (VP 11.2021)
  di Antonio Savone (VP 11.2020)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2018)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2017)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Luigi Vari (VP 10.2015)
  di Luigi Vari (VP 10.2014)
  di Giovanni Cavagnoli (VP 10.2013)
  di Marinella Perroni (VP 10.2012)
  di Marinella Perroni (VP 10.2011)
  di Marinella Perroni (VP 10.2010)
  di Claudio Arletti (VP 10.2009)
  di Claudio Arletti (VP 10.2008)
  di Enzo Bianchi (vol. anno A)
  di Enzo Bianchi (vol. anno B)
  di Enzo Bianchi (vol. anno C)
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione: Theotokos, dipinto di Kuzma Petrov-Vodkin)

venerdì 5 dicembre 2025

Occorre cambiare il cuore


2a domenica di Avvento (A)
Isaia 11,1-10 • Salmo 71 • Romani 15,4-9 • Matteo 3,1-12
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino!" (Mt 1,2). È l'invito che Giovanni il Battista rivolge a tutti coloro che accorrevano al Giordano per farsi battezzare. È la realizzazione della profezia di Isaia: "Voce di uno che grida nel deserto: Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!" (Mt 1,3). Nel deserto si percorrono vie diritte senza deviazioni o tortuosità, più veloci e meno pericolose. Metafora delle vie tortuose dei nostri pensieri e del nostro cuore.
Nell'attesa del Signore che viene occorre che la nostra vigilanza non sia turbata da ragionamenti che giustifichino una nostra condotta lontana dalla volontà di Dio.
Tutti andavano al Giordano, anche farisei e sadducei; ma non tutti con la stessa intenzione di conversione. Pure oggi si vive una religiosità "diffusa", perché "ci vanno tutti", perché tutti siamo cristiani, perché "abbiamo Abramo come padre". Non è sufficiente! L'esito del nostro andare al fiume o essere portati dalla consuetudine religiosa non è lo stesso: rimane solo il grano buono, mentre la paglia verrà bruciata. L'incontro con Colui che ci battezzerà col fuoco del suo Spirito sarà determinante.
Giovanni grida alla nostra coscienza desertificata a addormentata e ci invita ad immergerci nell'acqua per riemergere purificati nel cuore e nelle intenzioni, per essere liberati dai falsi idoli e dalle false certezze.
È l'azione dello Spirito che ci darà la forza per una vita rinnovata. La "voce" ci indica la "Paola": la "voce" scompare" e rimane la "Parola".
Nell'approssimarsi del Natale del Signore occorre prepararci affinché la Parola possa farsi carne nella nostra vita. È con l'accoglienza reciproca - secondo l'invito di Paolo - che noi accogliamo il Cristo che viene e che ci accoglie per fare di tutti un'unica gloria per il Padre (cf. Rm 15,4-9; II lettura).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Convertitevi, perché il regno dei cieli è vicino! (Mt 3,2)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri (Mt 3,3) - (04/12/2022)
(vai al testo)
 Preparate la via del Signore (Mt 3,3) - (04/12/2016)
(vai al testo)
 Preparate la via del Signore (Mt 3,3) - (05/12/2010)
( vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Preparate la via del Signore (02/12/2012)
  La buona notizia: Dio è vicino! (02/12/2016)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 11.2025)
  di Antonio Savone (VP 11.2022)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Marinella Perroni (VP 9.2010)
  di Enzo Bianchi

(Illustrazione: "Voce che grida nel deserto", G. Trevisan, La Domenica 7 dicembre 2025)

lunedì 1 dicembre 2025

Riconoscere i segni della presenza di Dio


Parola di Vita – Dicembre 2025
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio» (Is 52,10)

Condotto in esilio a Babilonia, il popolo di Israele ha perso tutto: la sua terra, il suo re, il tempio e dunque la possibilità di rendere culto al suo Dio, quello che in passato lo aveva fatto uscire dall'Egitto.
Ma ecco, la voce di un profeta fa un annuncio strabiliante: è ora di tornare a casa. Ancora una volta Dio interverrà con potenza e ricondurrà gli Israeliti oltre il deserto fino a Gerusalemme e di tale evento prodigioso saranno testimoni tutti i popoli della terra:

«Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio».

Anche oggi la cronaca è invasa da notizie allarmanti: persone che perdono lavoro, salute, sicurezza e dignità;giovani, soprattutto, che rischiano il futuro a causa della guerra, della povertà provocata dai cambiamenti climatici nei loro Paesi; popoli senza più terra, pace, libertà.
Uno scenario tragico, di dimensioni planetarie, che toglie il fiato e oscura l'orizzonte. Chi ci salverà dalla distruzione di quanto credevamo di possedere? La speranza sembra non avere ragioni. Eppure l'annuncio del profeta è anche per noi:

«Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio».

La sua parola rivela l'azione di Dio nella storia personale e collettiva ed invita ad aprire gli occhi sui segni di questo progetto di salvezza. Essa infatti è già operante nella passione educativa di una insegnante, nell'onestà di un imprenditore, nella rettitudine di una amministratrice, nella fedeltà di due sposi, nell'abbraccio di un bambino, nella tenerezza di un infermiere, nella pazienza di una nonna, nel coraggio di uomini e donne che si oppongono pacificamente alla criminalità, nell'accoglienza di una comunità.

«Tutti i confini della terra vedranno la salvezza del nostro Dio».

Si avvicina il Natale. Nel segno dell'innocenza disarmata del Bambino, possiamo riconoscere ancora una volta la presenza paziente e misericordiosa di Dio nella storia umana e testimoniarla con le nostre scelte controcorrente:
«[…] ad un mondo come il nostro, nel quale viene teorizzata la lotta, la legge del più forte, del più astuto, del più spregiudicato e dove a volte tutto sembra paralizzato dal materialismo e dall'egoismo, la risposta da dare è l'amore del prossimo. È questa la medicina che lo può risanare. […] È come un'ondata di calore divino, che si irradia e si propaga, penetrando i rapporti tra persona e persona, tra gruppo e gruppo e trasformando a poco a poco la società» [1].
Come per il popolo di Israele, anche per noi è questo il momento di metterci in cammino, l'occasione propizia per fare un passo avanti con decisione verso quanti – giovani o anziani, poveri o migranti, disoccupati o senza tetto, malati o carcerati – aspettano un gesto di cura e di prossimità, testimonianza della presenza mite ma efficace dell'amore di Dio in mezzo a noi.
Oggi i confini oltre i quali portare questo annuncio di speranza sono certamente quelli geografici, che tanto spesso diventano muri o dolorose linee di guerra, ma anche quelli culturali ed esistenziali. Inoltre, un contributo efficace per superare aggressività, solitudine ed emarginazione può provenire dalle comunità digitali, spesso abitate da giovani.
Come scrive il poeta congolese Henri Boukoulou: «[…] O, divina speranza! Ecco che nel singhiozzo disperato del vento, si tracciano le prime frasi del più bel poema d'amore. E domani, è la speranza!»  [1].

A cura di Letizia Magri
e del team della Parola di Vita


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[1] C. Lubich, Parola di Vita maggio 1985, in eadem, Parole di Vita, a cura di Fabio Ciardi, (Opere di Chiara Lubich 5), Città Nuova,Roma, 2017, pp. 323-324.
[2] Cf. AA.VV. Poeti Africani Anti-Apartheid, I vol., Edizioni dell'Arco, Milano, 2003.

Fonte: https://www.focolaritalia.org

venerdì 28 novembre 2025

Vigila chi ama


1a domenica di Avvento (A)
Isaia 2,1-5 • Salmo 121 • Romani 13,11-14a • Matteo 24,37-44
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Vegliate, perché non sapete in quale giorno il Signore vostro verrà" (Mt24,37). "Vegliate" è l'imperativo. Occorre vegliare, "è ormai tempo di svegliarvi dal sonno…", ci ammonisce Paolo (cf. Rm 13,11 seg.; II lettura). Il Signore è vicino, lo stiamo attendendo.
Questo periodo di Avvento che ci prepara al Natale del Signore è un tempo prezioso per "indossare le armi della luce" (cf. Rm 13,12) e vivere da veri figli di Dio, non in mezzo a dissolutezze, ma col cuore vigile. L'esperienza dell'incontro col Signore che viene è l'atteggiamento vero del discepolo che sa attendere, come "il servo attende il ritorno del padrone". Ora il Signore "viene", sì, viene all'improvviso. E se le nostre quotidiane occupazioni, come prendere moglie o marito, magiare o bere, cose non cattive in sé, ma della normalità della nostra vita, non sono occasione di appannamento dell'anima, ma modi concreti di amare il Signore, allora non siamo come ai tempi di Noè, che non si accorsero di nulla e venne il diluvio (cf. Mt 24,37-41).
Il Signore verrà sì alla fine dei tempi, ma ora, al presente, "nell'ora che non immaginate, viene il Figlio dell'uomo" (cf. Mt 24,44). Viene, perché lo incontriamo nel momento della nostra morte (che non sappiamo quando verrà), e viene ora, perché bussa alla nostra porta e ci chiede di entrare nella nostra vita. O entra Lui o entra qualcun altro che potrebbe "scassinare la casa". Ma à Lui invece, il Signore Gesù, che rende solida la nostra casa, la nostra vita se costruita sulla roccia della sua Parola.
La nostra è allora un'attesa vigilante, col cuore desto, pronto nell'amore, perché è di chi ama l'essere vigilanti. Vigila veramente chi è nell'amore!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Vegliate dunque, perché non sapete (Mt 24,42)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Tenetevi pronti (cf Mt 24,44) - (01/12/2019)
(vai al testo)
 Anche voi tenetevi pronti (cf Mt 24,44) - (01/12/2019)
(vai al testo)
 Vegliate dunque! (cf Mt 24,42) - (27/11/2016)
(vai al testo)
 Anche voi tenetevi pronti (Mt 24,44) - (01/12/2013)
( vai al testo…)
 La nostra salvezza è più vicina (Rm 13,11) - (28/11/2010)
( vai al testo…)

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Il Signore viene e viene ora (25/11/2022)
  Verso l'incontro personale con Gesù (29/11/2019)
  Avvento: pronti, senza paura (25/11/2016)
  Il nostro vegliare operoso (29/11/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 10.2025)
  di Antonio Savone (VP 10.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 11.2019)
  di Cettina Militello (VP 10.2016)
  di Gianni Cavagnoli (VP 10.2013)
  di Marinella Perroni (VP 9.2010)
  di Enzo Bianchi

venerdì 21 novembre 2025

Nel regno del Padre


34a domenica del Tempo ordinario (C)
Solennità di Cristo Re dell'Universo

2 Samuele 5,1-3 • Salmo 121 • Colossesi 1,12-20 • Luca 23,35-43
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

La regalità di Gesù, che la liturgia celebra in questa ultima domenica dell'anno liturgico, ci apre alla comprensione, al di là di ogni equivoco mondano, che la signoria di Cristo è la partecipazione alla vita divina di Dio che è Amore.
"Il mio regno non è di questo mondo" (cf. Gv 18,36) ha detto Gesù a Pilato, mostrando che la "verità" dell'esistenza sta nell'essere incorporati al Figlio di Dio, che "non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti" (cf. Mc 10,45).
La regalità di Cristo si manifesta nell'atto estremo di consegnarsi, di dare la vita, per riscattarci dalla condizione di peccato in cui eravamo caduti con la disobbedienza di Adamo. Dio, infatti, "ci ha liberati dal potere delle tenebre trasferendoci nel regno del Figlio suo…, che ha "riconciliato tutte le cose con il sangue della sua croce" (cf. Col 1,12-20; II lettura).
Il Padre ha mostrato il suo vero volto attraverso il Figlio; un volto di misericordia e di accoglienza senza limiti. Gesù è re per questo!
La sua signoria non si manifesta nell'ostentazione mondana della propria potenza, secondo i propri interessi, come vorrebbero, sotto la croce, i capi, i soldati e lo stesso ladrone condannato alla stessa pena della crocifissione: "Ha salvato gli altri, salvi sé stesso se è lui il Cristo". Non salva sé, ma salva noi! Anzi, quando noi riconosciamo il nostro peccato, il nostro allontanamento da Dio, e nella fede, come fa il ladrone pentito, chiediamo a Gesù che si ricordi di noi nel suo regno, non chiediamo un semplice ricorso o una memoria di qualcosa che è avvenuta; chiediamo di stare con Lui nel paradiso. È essere con Lui, in una vita condivisa, la comunione con Dio per l'eternità.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Gesù, ricordati di me quando entrerai nel tuo regno (Lc 23,42)
(vai al testo…)

PDF formato A4, stampa f/r per A5:


Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Oggi con me sarai in paradiso (cf Lc 23,43) - (20/11/2022)
(vai al testo)
 Gesù, ricordati di me... (cf Lc 23,42) - (24/11/2019)
(vai al testo)
 Gesù, ricordati di me... (cf Lc 23,42) - (20/11/2016)
(vai al testo)
 Oggi con me sarai nel paradiso (Lc 23,43) - (24/11/2013)
( vai al testo…)
 Benedetto colui che viene nel nome del Signore (Mt 11,9) - (19/11/2010)
(vai al post "Il nostro Re, lo riconosce chi ama")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  La porta spalancata al cuore del Padre (18/11/2022)
  Regnare con la "potenza" dell'amore (22/11/2019)
  Un Re che muore amando, che dona tutto se stesso (11/11/2016)
  Il Re che offre la sua vita (22/11/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 10.2025)
  di Antonio Savone (VP 10.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2019)
  di Cettina Militello (VP 9.2016)
  di Marinella Perroni (VP 9.2013)
  di Claudio Arletti (VP 9.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione: Ricordati di me, G. Trevisan, La Domenica 23 novembre 2025))

venerdì 14 novembre 2025

Ciò che veramente rimane


33a domenica del Tempo ordinario (C)
Malachia 3,19-20a • Salmo 97 • 2 Tessalonicesi 3,7-12 • Luca 21,5-19
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Si avvicina la fine dell'anno liturgico e la liturgia ci mette davanti a ciò cha un termine: la nostra vita, la storia, il mondo. Nell'attesa occorre non abbassare la guardia. Anzi, per il sentimento di non precipitare nella dimenticanza, vorremmo che qualcosa di noi restasse a testimonianza di ciò che noi siamo stati. Ma "di tutto ciò che vedete - dice Gesù - non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta" (cf. Lc 21,6).
L'autocompiacimento per qualcosa che abbiamo costruito, come il tempio di Gerusalemme (citato nel brano evangelico), "ornato di belle pietre e doni votivi", è destinato a farci percepire la transitorietà di ogni cosa, quasi uno smacco alla nostra presunzione di essere al centro del mondo.
Quante volte persone di chiesa sono state ricordate per quello che hanno costruito, in chiese, oratori, in "pietre" che durano nel tempo, ma che spesso, ora, rimangono vuote…
Invece ciò che resta è solo Dio! Se nell'attesa dell'incontro definitivo la storia è attraversata da guerre e distruzioni operate dagli uomini o dalla natura, anche la vita dei credenti è messa alla prova. Una prova che interesserà la loro fede, il tradimento degli amici e dei parenti: "Badate di non lasciarvi ingannare…". Non è la fine. È il momento della testimonianza. Noi siamo la chiesa, non fatta di mattoni, ma di persone, di "pietre vive", che hanno posto la loro fiducia nel Signore della storia.
Il Signore Gesù ci invita alla perseveranza, che non è tanto uno sforzo personale, quanto piuttosto la nostra fiducia in una promessa: "Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto". Non è l'assenza di problemi o di persecuzioni o di dolori, ma la convinzione che la tenerezza di Dio ci accompagna sempre, anche nelle briciole della nostra esistenza, un capello del nostro capo.
Solo l'amore resta!

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io vi darò parola e sapienza (Lc 21,15)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Ma nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto (Lc 21,18) - (13/11/2022)
(vai al testo)
 Avrete allora occasione di dare testimonianza (cf Lc 21,19) - (17/11/2019)
(vai al testo)
 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita (cf Lc 21,19) - (13/11/2016)
(vai al testo)
 Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita (Lc 21,19) - (17/11/2013)
( vai al testo…)
 Nemmeno un capello del vostro capo andrà perduto (Lc 21,18) - (12/11/2010)
(vai al post "Oltre ogni paura")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Nella prova sostenuti dalla sua Parola (11/11/2022)
  La storia nelle mani del Padre (15/11/2019)
  Il male si vince con la perseveranza (11/11/2016)
  Nell'attesa di quel giorno (15/11/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 10.2025)
  di Antonio Savone (VP 10.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 10.2019)
  di Cettina Militello (VP 9.2016)
  di Marinella Perroni (VP 9.2013)
  di Claudio Arletti (VP 9.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano

(Illustrazione: "Vi perseguiteranno, consegnandovi alle prigioni", G. Trevisan, La Domenica 16 novembre 2025)

sabato 1 novembre 2025

Chiamati figli di Dio


Parola di Vita – Novembre 2025
(Clicca qui per il Video del Commento   -   oppure...)

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio» (Mt 5,9)

Recentemente un osservatorio creato da tre università italiane ha segnalato che in un anno sono stati più di un milione i messaggi di odio sulla rete. Sempre più violenti quelli contro gli stranieri, gli ebrei ma soprattutto contro le donne.
Certamente non possiamo generalizzare ma ciascuno di noi ha sperimentato in famiglia, nel lavoro, in ambito sportivo, ecc., atteggiamenti litigiosi, di offesa e antagonismi che dividono compromettendo la convivenza sociale. Poi, a livello più globale, ci sono attualmente nel mondo 56 conflitti armati, la cifra più grande dalla Seconda Guerra Mondiale con un numero altissimo di vittime civili. Proprio in questo contesto risuonano più che mai provocatorie, vere e forti le parole di Gesù:

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

«Ogni popolo, ogni persona avverte un profondo anelito alla pace, alla concordia, all'unità. Eppure, nonostante gli sforzi e la buona volontà, dopo millenni di storia ci ritroviamo incapaci di pace stabile e duratura. Gesù è venuto a portarci la pace, una pace - ci dice - che non è come quella che "dà il mondo" [1] perché non è soltanto assenza di guerra, di liti, di divisioni, di traumi. La "sua" pace è anche questo, ma è molto di più: è pienezza di vita e di gioia, è salvezza integrale della persona, è libertà, è giustizia e fraternità nell'amore fra tutti i popoli» [2].
La parola di vita di questo mese è la settima delle beatitudini con le quali inizia il discorso della montagna (Mt 5-7). Gesù, che le incarna tutte, si rivolge ai suoi discepoli per istruirli. È da notare che le otto beatitudini sono formulate al plurale. Possiamo dedurre da questo fatto che l'accento non viene messo su un atteggiamento individuale o su virtù personali, ma piuttosto su un'etica collettiva che si realizza in un gruppo.

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

Chi sono gli operatori di pace? Questa «beatitudine è la più attiva, esplicitamente operativa; l'espressione verbale è analoga a quella usata nel primo versetto della Bibbia per la creazione e indica iniziativa e laboriosità. L'amore per sua natura è creativo […] e cerca la riconciliazione a qualunque costo. Sono chiamati figli di Dio coloro che hanno appreso l'arte della pace e la esercitano, sanno che non c'è riconciliazione senza dono della propria vita, e che la pace va cercata sempre e comunque. […] Questa non è un'opera autonoma frutto delle proprie capacità, è manifestazione della grazia ricevuta da Cristo, che è nostra pace, che ci ha resi figli di Dio» [3].

«Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio».

Come vivere allora questa parola? Anzitutto diffondendo dovunque l'amore vero. Poi intervenendo quando, attorno a noi, la pace è minacciata. A volte basta ascoltare con amore, fino in fondo, le parti in lite e si può intravedere uno sbocco.
Ancora, non ci arrenderemo finché rapporti interrotti, spesso per un nonnulla, non siano ristabiliti. Forse potremmo dare vita, in seno all'ente, associazione o parrocchia cui facciamo parte, a iniziative particolari dirette a sviluppare una maggiore coscienza della necessità della pace. Ci sono nel mondo una miriade di proposte, grandi e piccole, che agiscono in questa direzione: marce, concerti, convegni, lo stesso volontariato mette in motto una corrente di generosità che costruisce la pace.
Ci sono pure percorsi di educazione alla pace come «Living Peace» [4]. Ad oggi sono più di 2600 le scuole e gruppi che aderiscono al progetto e oltre due milioni di bambini, i giovani e adulti sono coinvolti nelle sue iniziative nei cinque continenti. Tra queste il lancio del «Dado della pace» - che s'ispira a quello dell'arte di amare di Chiara Lubich [5] - sulle cui facce sono scritte delle frasi che aiutano a costruire rapporti di pace e anche l'iniziativa che si tiene in tutto il mondo, il «Time out»: alle ore 12:00 di ogni giorno, si tiene un momento di silenzio, di riflessione o di preghiera per la pace.

A cura di Augusto Parody Reyes
e del team della Parola di Vita


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[1] Cf. Gv 14,27.
[2] C. Lubich, Parole di vita, a cura di Fabio Ciardi, (Opere di Chiara Lubich 5) Città Nuova Editrice, Roma 2017, p. 709 (Gennaio 2004).
[3]  Papa Francesco, Udienza Generale. Catechesi sulle Beatitudini. Mercoledì 15 aprile 2020.
[4] http://livingpeaceinternational.org.
[5] C. Lubich, L'arte di amare, Città Nuova Editrice, Roma 2005.

Fonte: https://www.focolaritalia.org - https://www.focolaritalia.it - https://www.cittanuova.it
Immagini: Trento. Il "dado della pace", nell'aiuola della pace con l'ulivo, curato dalle scuole. Un'alunna indica le frasi di pace sul "dado della pace".

giovedì 30 ottobre 2025

Beati nell'oggi della storia


Solennità di Tutti i Santi
Apocalisse 7,2-4.9-14 • Salmo 23 • 1 Giovanni 3,1-3 • Matteo 5,1-12a
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

"Vidi una moltitudine immensa, che nessuno poteva contare, di ogni nazione, popolo e lingua" (Ap 7,9: I lettura). È la moltitudine di coloro che hanno testimoniato la santità del nostro Dio, una moltitudine il cui nome è impresso nel cuore di Dio. È la manifestazione di una santità diffusa, non di supereroi, non di persone nate perfette, ma di coloro che, conosciuto l'amore di Dio, vi hanno aderito senza ipocrisia, con tutto loro stessi, limiti e miserie compresi. Tutti noi siamo, in prospettiva, di quella schiera, il cui nome è scritto nel libro della vita.
Se spesso abbiamo collocato i santi, che la Chiesa ha proclamato tali per la nostra edificazione, su un piedestallo così lontano dal nostro quotidiano da pensare che per noi è preclusa una vita come la loro, non è così. Siamo "beati" già da ora. La beatitudine di cui ci parla il vangelo odierno (cf. Mt 5,1-12) non è la prospettiva di una semplice felicità o una condizione di soddisfazione. Non è come noi usiamo questo termine quando diciamo "beato lei che è riuscito ad andare in pensione…; beato te che non ti lamenti mai…". Gesù non parla di una f elicità o soddisfazione passeggera, ma della realizzazione piena della persona. Beato, allora, è colui che è "salvato", colui che è toccato dalla salvezza che viene da Dio e che partecipa fin d'ora, anche se non compiutamente, dell'unione con Dio. Giovanni stesso ce lo conferma : "Noi fin d'ora siamo figli di Dio…", anche se non conosciamo ciò che saremo, ma "saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è" (cf. 1Gv 3.1-3; II lettura).
La santità è qualcosa che è radicata nell'oggi della nostra storia, vive pienamente il presente e si manifesta nell'operare la pace, si manifesta nella mitezza, nella scelta della purezza del cuore e della povertà dello spirito.
Tuttavia, tutta la nostra vita è segnata in una scelta che si traduce anche in persecuzioni, dove saremo beati quando ci "insulteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di noi" a causa del nostro essere di Cristo. È la fonte della nostra esultanza, perché "grande sarà la ricompensa nei cieli".
Noi oggi, perché anche se poveri, afflitti, gettiamo il seme nel grembo della storia, che fiorirà alla luce dell'amore di Dio.
Oggi siamo beati, perché uomini e donne di speranza che danno senso all'oggi della storia.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Rallegratevi ed esultate (Mt 5,12a)
(vai al testo…)

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Parola-sintesi a suo tempo pubblicate:
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2023) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2020) (vai al testo)
 Rallegratevi ed esultate perché grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) (1° novembre 2019) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito (Mt 5,3) (1° novembre 2018) (vai al testo)
 Gesù si mise a parlare e insegnava loro (Mt 5,2) (1° novembre 2017) (vai al testo)
 Beati i misericordiosi (Mt 5,7) (1° novembre 2016) (vai al testo)
 Beati i poveri in spirito ( Mt 5,3) (1° novembre 2015) (vai al testo…)
 Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia ( Mt 5,7) (1° novembre 2014) (vai al testo…)
 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio ( Mt 5,8) (1° novembre 2013) (vai al testo…)
 Rallegratevi ed esultate, grande è la vostra ricompensa nei cieli (Mt 5,12) - (31/10/2008)
(vai al post "La promessa della gioia piena")

Vedi anche i post Appunti per l'omelia:
 In comunione con tutti i Santi (31/10/2024)
 Farsi santi nell'amore al prossimo (31/10/2022)
 Partecipare alla santità di Dio (31/10/2021)
 Un popolo in cammino verso la pienezza della vita (30/10/2020)
 I santi della porta accanto (30/10/2019)
 Felicità, meta irraggiungibile? (31/10/2018)
  Le Beatitudini, il cuore del Vangelo: il desiderio prepotente di un mondo totalmente diverso (31/10/2017)
  Come farsi santi? (31/10/2016)
  Nelle Beatitudini la regola della santità (30/10/2015)
  La santità è innamorata dell'oggi (30/10/2014)
  Ciò che sta più a cuore a Dio: la nostra felicità! (31/10/2013)
  La gioia del Cielo (31/10/2012)

Commenti alla Parola:
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COMMEMORAZIONE DEI DEFUNTI
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venerdì 24 ottobre 2025

Giusti o giustificati


30a domenica del Tempo ordinario (C)
Siracide 35,15-17.20-22 • Salmo 33 • 2 Timoteo 4,6-8.16-18 • Luca 18,9-14
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Fra questi "alcuni che hanno l'intima presunzione di essere giusti e disprezzano gli altri" di cui parla il brano evangelico di questa domenica (cf. Lc 18,9-14), ognuno può fare il proprio esame di coscienza. Sappiamo bene che spesso noi passiamo molto tempo a giustificarci davanti agli altri per ogni cosa, anche piccola. Eppure, chi è grato al cuore di Dio? Colui che si sente a posto o colui che sa di essere peccatore?
La parabola che Gesù racconta a questo proposito fa una fotografia del nostro atteggiamento davanti a Dio.
Certo, il fariseo adempie bene alle prescrizioni della Legge e ne fa un elenco davanti a Dio, "disprezzando" anche il pubblicano che, "a distanza", si mette davanti a Dio con tutta la sua miseria, cosciente della propria condizione interiore, ma fiducioso della misericordia di Dio.
Il fariseo, più che parlare con Dio, parla con sé stesso, elogiandosi; e così non fa altro che allontanarsi, lui che si è messo in prima fila, dal cuore del Padre.
Il pubblicano, invece, riconoscendosi peccatore, sa che solo affidandosi a Dio può sperare di essere accolto tra le sue braccia di Padre.
"Abbi pietà di me" che il pubblicano dice in cuor suo non è una lamentela rassegnata. E lui non si piega sui propri misfatti. È povero e chiede misericordia. E questa invocazione, che può sembrare una sconfitta, è invece una vittoria di gratuità e di libertà. Perché nessuno è più libero di chi può accostarsi a mani vuote, senza pretese, davanti a Colui che è l'Onnipotente.
Gesù termina la parabola con quel "tornò a casa giustificato", stigmatizzando che è chi si umilia che sarà esaltato e non viceversa.
Anche per noi, se non ci consideriamo "giusti" per le poche opere buone che facciamo, possiamo sperimentare che, come pecore erranti, il Pastore ci giustificherà per il suo amore.
Tutti in verità siamo giustificati; ma sta a noi accogliere, nella nostra povertà, il dono della tenerezza di Dio.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Due uomini salirono al tempio a pregare (Lc 18,13)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 O Dio, abbi pietà di me peccatore (cf Lc 18,13) - (23/10/2022)
(vai al testo)
 O Dio, abbi pietà di me peccatore (cf Lc 18,13) - (30/10/2019)
(vai al testo)
 O Dio, abbi pietà di me peccatore (cf Lc 18,13) - (23/10/2016)
(vai al testo)
 Tornò a casa sua giustificato (Lc 18,14) (Lc 18,14) - (27/10/2013)
( vai al testo…)
 La preghiera del povero attraversa le nubi (Sir 35,21) - (22/10/2010)
(vai al post "La preghiera del povero")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Chi si innalza e chi si abbassa (21/10/2022)
  Chi è grande nel cuore del Padre? (25/10/2019)
  Aprirsi alla misericordia, unica onnipotenza di Dio (21/10/2016)
  La preghiera che piace a Dio (25/10/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 9.2025)
  di Antonio Savone (VP 9.2022)
  di L'Amicizia presbiterale "Santi Basilio e Gregorio" (VP 9.2019)
  di Cettina Militello (VP 8.2016)
  di Marinella Perroni (VP 8.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
  di Enzo Bianchi
  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: Il fariseo e il pubblicano, G. Trevisan, La Domenica 26 ottobre 2025)

venerdì 17 ottobre 2025

Il cuore della preghiera


29a domenica del Tempo ordinario (C)
Esodo 17,8-13 • Salmo 120 • 2 Timoteo 3,14-4,2 • Luca 18,1-8
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Continua anche in questa domenica il tema sulla fede, una fede perseverante nella preghiera. La conclusione del brano evangelico (cf. Lc 18,1-8) termina con una domanda che ci mette davanti alla nostra responsabilità di discepoli di Gesù: "Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra?" (Lc 18,8). Ne basterebbe quanto un granello di senape per ottenere l'impossibile!
Il brano odierno si focalizza sulla perseveranza della preghiera, nella fede. Si parla della "necessità di pregare sempre, senza stancarsi mai", secondo l'esempio portato da Gesù della vedova, insistente fino a dare fastidio. Non si tratta tanto di quantità, anche temporale, della preghiera, quanto piuttosto della sua qualità, del nostro costante rapporto con Dio. Un rapporto che pervade tutta la nostra vita, nella nostra quotidianità, dove ogni nostra azione è indirizzata, pur nella nostra fragilità, all'adempimento della sua volontà. Fare la volontà di Dio è essere in comunione con Lui, è essere in preghiera. Così che quando ci soffermiamo in un colloquio interiore, la nostra vita, le nostre giornate, prendono il sapore della sacralità.
Il Signore ci chiede di perseverare. Alle volte può succedere che non otteniamo quello che chiediamo, soprattutto nei momenti di difficoltà. Anche per Gesù è successo una cosa analoga quando ha chiesto al Padre di allontanare da lui il calice della passione, ma rispose: "non come voglio io, ma come vuoi tu" (cf. Lc 22,42).
Nelle vicissitudini della vita, che possono sembrare come un campo di battaglia, occorre pregare, essere costanti nella preghiera, come Mosè (cf. Es 17, 8-13: I lettura). Tuttavia questa perseveranza non è un atteggiamento solitario. È necessario ed opportuno "camminare insieme", farsi aiutare. La comunione con i fratelli, uniti nel nome di Gesù, è potente, può ottenere tutto (cf. Mt 18,19-20). Ma occorre essere in Gesù, uniti nel suo amore, nella carità vicendevole come Lui ha chiesto ai suoi.
Per poter essere in sintonia con la volontà di Dio, la Scrittura, la sua Parola è come un'ancora per rimanere "saldi" fra noi, e con e per gli altri, nei momenti opportuni e non opportuni (cf. 2Tm 3,14-4,2; II lettura).
"La Parola di Dio, infatti, è viva ed efficace, discerne i sentimenti e i pensieri del cuore" (cf. Eb 4,12; Canto al Vangelo).

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
Io vi dico che farà loro giustizia prontamente (Lc 18,8)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 Ma il Figlio dell'uomo, quando verrà, troverà la fede sulla terra? (cf Lc 18,18) - (16/10/2022)
(vai al testo)
 Necessità di pregare sempre, senza stancarsi (cf Lc 18,1) - (20/10/2019)
(vai al testo)
 È necessario pregare sempre (cf Lc 18,1) - (16/10/2016)
(vai al testo)
 L'uomo di Dio sia completo e ben preparato per ogni opera buona (2Tm 3,17) - (20/10/2013)
( vai al testo…)
 Annuncia la Parola (2Tm 4,2) - (15/10/2010)
(vai al post "Annuncio e preghiera")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  In attesa dello Sposo (14/10/2022)
  Fede e Preghiera (18/10/2019)
  La preghiera: il respiro della vita (14/10/2016)
  La perseveranza nella preghiera (18/10/2013)

Commenti alla Parola:
  di Goffredo Boselli (VP 9.2025)
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  di Marinella Perroni (VP 8.2013)
  di Claudio Arletti (VP 8.2010)
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  di Lectio divina: Abbazia Santa Maria di Pulsano
  di Letture Patristiche della Domenica

(Illustrazione: La vedova e il giudice iniquo, G. Trevisan, La Domenica 19 ottobre 2025)

venerdì 10 ottobre 2025

Riconoscere la presenza di Dio nella nostra vita


28a domenica del Tempo ordinario (C)
2Re 5,14-17 • Salmo 97 • 2 Timoteo 2,8-13 • Luca 17,11-19
(Visualizza i brani delle Letture)

Appunti per l'omelia

Il brano evangelico di questa domenica (cf. Lc 11,17-29) ci presenta Gesù che viene incontro nelle nostre lebbra, nelle nostre malattie, nel peccato che ci ferisce intimamente. Lui ci vuole guarire!
Il racconto evangelico descrive l'incontro di Gesù con dieci lebbrosi, che vengono tutti guariti, ma che solo uno, un samaritano, ritorna indietro a ringraziare Gesù, prostrandosi ai suoi piedi e lodando Dio.
È un racconto che esprime ancora una volta tutta la potenza che emana da Gesù, il Figlio di Dio, che guarisce e ridona vita a coloro che sono emarginati. I lebbrosi sono persone costrette a stare fuori dai villaggi per paura del contagio e dunque vivono nella solitudine, vivono fuori dalle relazioni umane. La lebbra: espressione di ciò che il male può fare all'uomo, lo mangia nella carne, lo ferisce nelle relazioni affettive, lo ferisce nello spirito, e di conseguenza queste persone si sentono abbandonate, escluse, trascurate.
Gesù guarisce questi dieci lebbrosi e li manda dai sacerdoti perché compiano i riti necessari per la conferma della guarigione e possano essere reinseriti nella comunità.
Abbiamo letto: uno ritorna da Gesù e lodando Dio si prostra ai suoi piedi. Gesù rimane certamente amareggiato, constatando che gli altri nove non sono tornati da lui; e lo metto in evidenza. Ma non è tanto la delusione dell'uomo Gesù, ma il messaggio importante è che quest'uomo, lo straniero, l'eretico, ha riconosciuto la presenza di Dio in ciò che gli è accaduto. Ed è questo ciò che conta. La salvezza più profonda, infatti, non è la guarigione da una malattia fisica, ma la scoperta della presenza di Dio nella nostra vita, un Dio che si prende cura di noi, che si fa presente, che è attivo nella nostra quotidianità. Ci scopriamo, dunque, non abbandonati, non più soli, raccolti fra le braccia di un Padre che ci ama.
Il samaritano, un uomo fuori dal popolo d'Israele, uno straniero, sa accogliere in profondità un qualcosa che va oltre l'apparenza o l'esteriorità e indica un desiderio di vita infinito. Sa che la vita terrena passa, ma questo segno, questa guarigione, gli parla di una vita che continua in una vita che è più forte di ogni ferita e di ogni morte.
Per noi oggi la domanda: siamo capaci di riconoscere Dio presente nella nostra quotidianità o in ciò che ci accade vediamo soltanto gli eventi esterni, magari anche positivi? Preghiamo per una guarigione fisica: ma poi siamo preoccupati di cogliere la presenza di Dio nello spirito che portiamo dentro, in quella vita che annuncia già la vita eterna?
Domande che ci provocano, domande che ci salvano, perché è la nostra fede che ci apre la porta alla salvezza.
"La tua fede ti ha salvato", dice Gesù al lebbroso guarito. Così è anche per noi: il cammino e la fiduciosa presenza accanto a quel Dio che non smette mai di essere presente nella nostra vita di tutti i giorni.

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Vedi anche:

Parola-sintesi proposta (breve commento e una testimonianza):
… e gli altri nove dove sono? (Lc 17,17)
(vai al testo…)

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Vedi anche analoga Parola-sintesi a suo tempo pubblicata
 … e gli altri nove dove sono? (Lc 17,17) - (09/10/2022)
(vai al testo)
 Si prostrò davanti a Gesù per ringraziarlo (Lc 17,16) - (13/10/2019)
(vai al testo)
 Uno tornò indietro lodando Dio! (Lc 17,15) - (09/10/2016)
(vai al testo)
 Gesù, Maestro, abbi pietà di noi (Lc 17,13) - (13/10/2013)
( vai al testo…)
 Si prostrò davanti a Gesù per ringraziarlo (Lc 17,16) - (08/10/2010)
(vai al post "Gratitudine")

Vedi anche il post Appunti per l'omelia:
  Gratitudine e null'altro (07/10/2022)
  Essere guariti nel "grazie" (11/10/2019)
  La fede: libera risposta all'amore di Dio (07/10/2016)
  La fede che salva (11/10/2013)

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(Illustrazione: Il ritorno del lebbroso guarito G. Trevisan, La Domenica 10 ottobre 2025))

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